La storia di Affittopoli

BOSE', 21 Febbraio 2011

Da giorni le pagine dei giornali, sono invase dall’ennesimo “scandalo” politico descritto con l’ennesima parola che termina in -poli, come Tangentopoli, Vallettopoli, Bancopoli, Calciopoli, Parentopoli, eccetera eccetera. Stavolta è “Affittopoli”, vediamo di cosa si tratta.

Agenda democratica

CALDERON, 17 Febbraio 2011

Facciamo il punto sulle rivolte in atto nel mondo arabo, ora più che mai vicino ad una metamorfosi completa. Infatti non si può più parlare solo di Tunisia ed Egitto, ora dobbiamo aggiungere Libia, Iran, Bahrein, Algeria, Yemen e Marocco.

Berlusquieu

CALDERON, 11 Febbraio 2011

In questi giorni di confusione nel mondo politico italiano Berlusconi ha citato più volte in difesa della sua carica il "volere degli elettori", in quanto "il popolo elettore è il titolare della sovranità politica". Una volta per tutte qualcuno dovrebbe spiegargli che non è così.

Italia 150

BOSE', 08 Febbraio 2011

Settimana intensa quest'ultima, ricca di molte novità tutte da raccontare; iniziamo subito con qualcuna.

Il risveglio del mondo arabo

CALDERON, 29 Gennaio 2011

La tensione si sentiva da tempo e in queste settimane è sfociata in quello che, non si deve aver paura di dire, potrebbe diventare il più grande sollevamento del mondo arabo di sempre, capace di cambiare il corso della storia in Nord Africa, con possibili ripercussioni sul Medio Oriente.

Sbarco in Europa

CALDERON, 24 Gennaio 2011

Dopo l'insurrezione tunisina sembra che l'ondata di rivolte sia arrivata in Europa, più precisamente a Tirana, Albania. Qualche giorno fa si sono verificati degli scontri durante una manifestazione organizzata dal leader dell'opposizione Rama, il cui bilancio è di tre civili morti.

Sicilia, più o meno

BOSE', 19 Gennaio 2011

Questa è una di quelle storie che sembrano scritte da uno sceneggiatore, uno di quelli scarsi: perché descrivono un territorio, una classe politica e una serie di decisioni, e le descrivono sempre nello stesso modo, come vogliono i luoghi comuni più banali.

Il risveglio del mondo arabo

Pubblicato da Calderon On sabato, gennaio 29, 2011 0 commenta il Post!!
La tensione si sentiva da tempo e in queste settimane è sfociata in quello che, non si deve aver paura di dire, potrebbe diventare il più grande sollevamento del mondo arabo di sempre, capace di cambiare il corso della storia in Nord Africa, con possibili ripercussioni sul Medio Oriente.
Infatti dopo la rivolta tunisina, che ha costretto alla fuga Ben Alì, è adesso l'ora dell'Egitto, il quale non è un paese qualsiasi nel panorama internazionale. E' lì bello incastonato fra l'Africa e il Medio Oriente, è un po' l'una e un po' l'altro, il che lo fa diventare un punto di riferimento sia per gli uni che per gli altri.

Cronaca- I disordini, iniziati ormai un paio di giorni or sono, sono diffusi in tutti i centri nevralgici del paese, anche se la sede principale, ovviamente, è la capitale, Il Cairo. Dapprima a contrastare i manifestanti c'era la polizia in assetto antisommossa, ma col passare delle ore il governo ha deciso di ritirarla per mettere in campo l'esercito. 
Questa scelta può solo significare che la situazione sta per sfuggire di mano, cosa che puntualmente è avvenuta: il bilancio per ora è di circa 100 morti, di cui alcuni poliziotti e due bambini.
Nel frattempo il presidente Mubarak (al potere da ormai 30 anni) annuncia lo scioglimento del governo ma non le sue dimissioni. La piazza risponde che non basta, vogliono la testa del presidente, il palazzo del partito brucia dalla serata di ieri e gli scontri continuano.

Rivolte e social network- Tutto ciò che è avvenuto era da giorni annunciato nel mondo digitale, dove i giovani si sono messi in contatto e si sono dati appuntamento in piazza. Con i casi tunisino ed egiziano potrebbe aprirsi una nuova era come modello di "politica dal basso": i giovani prima seminano le loro idee in rete per poi vedere germogliare i frutti in piazza. Internet non solo è in grado di semplificarci la vita quotidiana, è pure un potentissimo catalizzatore di rivolte, in grado di convogliare il malumore di qualche singolo in malcontento generale.
In Cina se ne sono accorti per tempo e hanno da tempo limitato l'accesso a facebook e twitter, provvedimento che è stato preso tardivamente in Egitto e Tunisia.

Hosni Mubarak
Esercito- L'esercito, appena chiamato in causa, potrebbe giocare un ruolo chiave nella vicenda. Infatti l'esercito in Tunisia è stato la condanna di Ben Alì, in quanto anzichè fermare i manifestanti si è messo a parlare e alla fine si è unito a loro per combattere contro la polizia. Il problema è che Ben Alì era proprio un ex-poliziotto e quindi godeva dell'appoggio ormai solo delle forze dell'ordine. Mubarak invece è proprio un ex-comandante dell'esercito e l'ipotesi che goda ancora dell'appoggio dei commilitoni è più che fondata. Perciò l'esercito, che finora è sceso in strada in maniera piuttosto neutrale e acclamato dalla gente, non potrebbe essere la soluzione in favore dei manifestanti.

I personaggi- Hosni Mubarak governa indiscusso dal 1981 grazie ad un decreto di "stato d'emergenza" (decisamente lungo) con il beneplacito delle democrazie occidentali, Stati Uniti e Israele in primis, in quanto contrastatore del fanatismo musulmano contro Gerusalemme.
Nonostante ciò nuove carte di Wikileaks affermano che la protesta è in realtà orchestrata da Washington fin dal lontano 2008, al fine di un cambio di regime entro il 2011. Quindi niente democrazia all'orizzonte, o almeno così dice la grande multinazionale della libertà. 
Mohamed El Baradei
Mohamed El Baradei, premio Nobel per la pace nel 2005 e capo dell'opposizione egiziana, che era da anni in esilio volontario a Vienna, ha deciso di rientrare in patria non appena saputo dei disordini. In passato è stato ambasciatore ONU per l'Egitto e capo dell'agenzia internazionale per l'energia atomica, e proprio questa sua posizione ha reso la sua candidatura a traghettare l'Egitto fuori dall'era Mubarak un'ipotesi credibile. El Baradei da un lato pare in grado di rassicurare le democrazie occidentali e dall'altro gode della grande fiducia di tutto il movimento musulmano moderato.

Timori e ideologie- La più grande paura di mezzo mondo è che il potere finisca in mano ad un personaggio simpatizzante dell'estremismo islamico, il che significherebbe un alleato non di poco conto per l'Iran e la riapertura del fronte egiziano nella guerra contro Israele. Il caos nel caos del Medio Oriente insomma. Perciò, nonostante i tanti proclami in favore di libertà e democrazia, l'Europa si augura che Mubarak riesca a superare il momento difficile e avviare delle riforme condivise nel paese. In poche parole il dittatore amico piace.
Nonostante ciò gli intellettuali egiziani tengono a rivendicare la tradizione parlamentare del loro stato, anche se da sempre l'ideologia è fortemente condizionata dalla legge islamica. Infatti è bene ricordare che l'Egitto è "dotato" di un parlamento da ben 4 anni prima dell'Italia.
Ieri era venerdì, giorno di preghiera islamico, ma non per questo si sono fermate le proteste. Ai cori contro Mubarak si sono alternati i cori per Allah.

Sotto a chi tocca- Archiviati gli scontri tunisini e osservando quelli egiziani, il mondo getta lo sguardo nel calderone africano per scoprire quale sarà il prossimo coperchio a saltare. In Algeria il capo del governo, sentiti i primi malumori, ha proceduto ad un rimpasto dell'esecutivo, ma non si sa se basterà. In molti sono invece pronti a scommettere che la prossima fiamma sarà lo Yemen: ieri nella capitale San'a contro il governo hanno sfilato 16mila persone in maniera pacifica, per ora.



Sbarco in Europa

Pubblicato da Calderon On lunedì, gennaio 24, 2011 0 commenta il Post!!
Dopo l'insurrezione tunisina sembra che l'ondata di rivolte sia arrivata in Europa, più precisamente a Tirana, Albania.
Qualche giorno fa si sono verificati degli scontri durante una manifestazione organizzata dal leader dell'opposizione Rama, il cui bilancio è di tre civili morti. 
Rama al funerale delle vittime
La particolarità che rende ancora più grave l'accaduto è che ad aprire il fuoco contro i manifestanti sono stati dei soldati, con tanto di video che fa il giro del mondo. La procura di Tirana ha emesso sei mandati di arresto nei confronti dei responsabili, ma non si sa se questi siano stati messi in atto o meno.
Nel frattempo le tv pro-governo non mostrano il video degli scontri ma solo arresti di manifestanti e un civile con una pistola nella cintura e il capo dello stato Berisha accusa apertamente Rama, dichiarando che se tornerà in piazza venerdì, come programmato, "avrà una punizione esemplare, quello che merita ogni bandito".
La tensione in Albania era in costante crescere dal 2009, anno delle elezioni in cui trionfò Berisha ma sulle quali non fu mai fatta chiarezza dalle accuse di brogli.

Referendum Sud Sudan- Sono arrivate le prime proiezioni sul referendum che si è svolto nel Sud Sudan. Dai risultati preliminari pare che in 7 delle 10 regioni in cui è diviso il paese abbia trionfato il sì, con un risultato medio vicino al 90%. Addirittura a Juba, probabile futura capitale, si registra il massimo, con il 97,5% dei consensi.

Totò Cuffaro
Totò va a Rebibbia- Quella che è appena trascorsa è stata la seconda notte in carcere per l'ex presidente della Sicilia e parlamentare UDC, Salvatore Cuffaro. Dopo che la sentenza a 7 anni di reclusione per favoreggiamento con aggravante mafiosa è stata confermata anche dalla Cassazione, Totò in serata si era presentato mesto mesto al carcere di Rebibbia con in mano l'immagine della Madonna, quella di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, il Vangelo e qualche libro.

In Rai per una notte- E' una vera bomba contro la libera informazione la proposta di un commissario della vigilanza Rai del pdl: nel corso della settimana la rai potrà parlare solo una volta di un determinato argomento. Più facile con un esempio: se Porta a porta (in onda il lunedì, notoriamente vicino al governo) parla del caso Ruby, questo argomento non potrà mai essere affrontato per il resto della settimana dagli altri talk show politici rai, sia Ballarò (martedì) che Annozero (giovedì, più ostile al governo).

Paese che vai, leghista che trovi- Ghedi (BS)- La giunta comunale ha deciso che gli alloggi popolari potranno essere assegnati solo a cittadini italiani, stranieri astenersi, sia comunitari che extracomunitari. Il provvedimento, proposto e sostenuto dal sindaco leghista, Lorenzo Borzi, è stato denunciato alla Cgil di brescia dall'Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del ministero delle Pari opportunità.
Montebello Vicentino (VI)- Quasi un terno al lotto, anzi, molto più di un terno al lotto. E' quello che penseremmo se fossimo ingenui o creduloni della storia del senatore Alberto Filippi. 
Il presidente del Veneto, Luca Zaia
Il nostro amico anni fa ha comprato anni fa un terreno non edificabile nel comune vicentino ad un modico prezzo. Oggi una mozione della regione Veneto ha reso edificabile proprio quel terreno, facendo così schizzare al rialzo le quotazioni di vendita. Il senatore Filippi veste la stessa casacca della giunta regionale, presieduta da Luca Zaia (Lega, Lega e Lega, se non si fosse capito).
Una cosa così palese che addirittura un assessore del pdl (Elena Donazzan) non se l'è sentita di votare, lasciando l'aula e aprendo un caso tra le fila della maggioranza. Secco il presidente Zaia sul dissenso dell'assessore: "in giunta non esistono obiettori di coscienza".

Sicilia: niente più disoccupati, più o meno

Pubblicato da Michele On mercoledì, gennaio 19, 2011 0 commenta il Post!!
Mappa infografica con un
bell'ingrandimento sulla Sicilia.
Questa è una di quelle storie che sembrano scritte da uno sceneggiatore, uno di quelli scarsi: perché descrivono un territorio, una classe politica e una serie di decisioni, e le descrivono sempre nello stesso modo, come vogliono i luoghi comuni più banali.

Solo che c'è e va raccontata, e forse questo è uno dei casi in cui i luoghi comuni trovano qualche fondamento.
In poco più di un anno il governo di Raffaele Lombardo (presidente regione Sicilia) ha garantito a circa 80.000 persone per almeno 12 mesi un assegno pagato con fondi pubblici, il tutto per una spesa record di quasi 600 milioni di Euro.
Sono soldi quasi sicuramente a fondo perduto perchè non accompagnati da una serie di iniziative come corsi di formazione, stage ecc.. ma solamente viene indicato ad esempio:
5 milioni di euro per 1000 disoccupati che vogliono fare "esperienze" nel settore della pesca. Che vuol dire "fare esperienze" ? 

Ivan lo bello (presidente confindustria) che con questo genere di investimenti "si gonfia la spesa pubblica senza ottenere nessun ritorno sul piano della crescita e dello sviluppo, non si creano posti di lavoro ma si aumenta il clientelismo". Altro argomento di cui si può parlare un sacco, il clientelismo indica la concessione di favori o privilegi in cambio di voti, referenze, raccomandazioni ecc..
Sono così le dimensioni enormi dell'investimento che fanno mal pensare sull'idea e sulla sua vera efficacia. Rilanciare l'economia e l'occupazione di una regione ci sta se fatto con una serie di investimenti mirati e giustificati, mentre interventi così generici e massicci rischiano solo di dare fondamento a vecchi luoghi comuni che rimangono in vita grazie anche a queste cose.

Ciò che si inizia lo si porta a termine, no?
Fra le notizie dal mondo di cui abbiamo parlato, ne abbiamo portate avanti un paio, raccontando di settimana in settimana cosa sta accadendo. Ecco gli ultimi aggiornamenti:

Tunisia Pochi giorni fa riportavamo di una rivolta popolare che ha fatto scappare il capo dello stato Ben Alì - al governo dall' 87 - e che il paese era stato affidato nelle mani del presidente della camera. Si pensava così ad un netto rinnovamento con la formazione del nuovo governo, ma invece è rimasto molto simile al vecchio esecutivo. Ecco che così tre ministri si sono già dimessi in 24 ore e migliaia di cittadini sono ri-scesi in piazza per protestare contro la partecipazione del partito di Ben Alì al nuovo governo di unità nazionale.
Laurent Gigagbo ride un sacco.
Il "ministero dell'informazione" - strumento di controllo e censura che ha garantito il potere a Ben Alì per quasi 25 anni - assicurano che sarà abolito.

Costa d'avorio Vi ricordate quel presidente che ha perso le elezioni e ha deciso di comandare il paese lo stesso? Ne parlavamo qualche settimana fa, e in effetti fa anche sorridere, ma Laurent Gigagbo è sempre li e non ha nessuna intenzione di muoversi. Non sono servite a niente fin'ora le pressioni da parte di tutta la comunità internazionale, e le tensioni generate dai due presidenti stanno riportando violenze - 200 morti - che avvicinano l'ipotesi di una nuova guerra civile, in un paese che stava cercando piano piano di tornare ad essere democratico.

(Il)legittimo impedimento

Pubblicato da Calderon On domenica, gennaio 16, 2011 0 commenta il Post!!
Alla fine è arrivata la tanto attesa sentenza: la Corte Costituzionale ha in parte bocciato la legge sul cosiddetto "legittimo impedimento", ovvero un provvedimento che, detto in maniera spiccia, avrebbe permesso a Berlusconi di evitare di essere coinvolto nei processi in atto contro di lui, in quanto "impedito" a difendersi, poichè ricopre una carica pubblica.
Ma siamo effettivamente sicuri che questa sentenza permetterà alla magistratura di formulare una sentenza nei processi su Berlusconi? Purtroppo, ovviamente, no.
Infatti la Corte Costituzionale non ha bocciato totalmente la legge, ma solo in parte, lasciando alla discrezione del giudice l'applicazione del legittimo impedimento. Se non venisse applicato? La stuola di avvocati di Berlusconi impiegherebbe poco tempo ad alzare un polverone di cartacce per chiedere che venga applicata la Legge Cirami sul legittimo sospetto, legge che permette di cambiare il giudice di un processo nel caso venisse riconosciuta una sua potenziale imparzialità nella sentenziare.
In pratica se un giudice comunista deciderà di non applicare il legittimo sospetto verrà subito chiesto un suo cambio.
Tutto questo ovviamente in attesa del paradiso degli imputati: la prescrizione. 
Prescrizione che è sempre più incombente su quasi tutti i processi. Sì, perchè se il legittimo impedimento non ha impedito di bloccare i procedimenti, quantomeno li ha ritardati.
Nonostante ciò ce n'è uno che probabilmente verrà avviato a breve che non è riuscito ad indebolire. Infatti la procura di Milano pochi giorni fa ha recapitato un mandato di comparizione alla villa di Arcore e ora Berlusconi rischia seriamente di essere mandato in giudizio in tempi brevi nel caso Ruby, l'allora minorenne escort che era stata reclutata da Lele Mora ed Emilio Fede per uno di quello che all'estero chiamano "wild party" a casa del nostro Primo Ministro.
E dire che l'anno scorso in Inghilterra un ministro si era dimesso perchè aveva messo la carta igienica di casa sua nel conto spese del ministero...

Referendum Mirafiori- Ha vinto il "sì" nel referendum sul nuovo contratto di lavoro votato dai dipendenti dello stabilimento Fiat di Mirafiori, sede storica della ditta torinese.
I punti dell'accordo, che abbiamo spiegato nel post del 30 Dicembre, sono stati al centro di numerose discussioni, che non si sono placate neanche dopo il voto. Infatti il fronte del sì, che era accreditato di un'alta percentuale, ha prevalso solo col 54% dei voti, grazie soprattutto al voto degli impiegati, poichè tra gli operai della catena di montaggio il "no" era risultato superiore. Votare no era una scelta pericolosa, poichè Marchionne, in caso di vittoria di questo fronte, aveva assicurato la futura chiusura dello stabilimento, che conta circa 5000 lavoratori.
Insomma, votare sì era quasi dovuto se tenevi al posto di lavoro. Con il nuovo contratto di certo si riducono i diritti dei lavoratori, anche se d'altro canto Fiat ha promesso un oneroso investimento per aggiornare le tecnologie dello stabilimento, il quale assicurerebbe un futuro quantomeno certo a tutti i dipendenti.

Rivolta in Tunisia- Tutto era iniziato con una normale protesta contro il governo contro il caro prezzi ed perciò era stata chiamata "rivolta del pane", ma pare che dovranno cercare un nuovo nome più consono.
Nel corso dei giorni in Tunisia le proteste non sono affatto cessate, anzi, sono degenerate. I morti sono decine e il capo dello stato Ben Alì, che era al governo dal 1987, è stato costretto a fuggire dopo aver perso il controllo della situazione. 
La Corte Costituzionale ha dichiarato decaduto Ben Alì e ha consegnato in maniera straordinaria i poteri al Presidente della Camera. 
Ieri sono state prese d'assalto le carceri (centinaia di detenuti sono fuggiti e 42 sono morti in un incendio) mentre oggi è stato preso d'assalto il palazzo presidenziale, simbolo di quello che ormai era diventato un regime.
La Costituzione ora prevede le elezioni entro 60 giorni ma il timore è che sia alle porte un golpe militare, che potrebbe aprire le porte, come spesso capita in questi casi, ad una dittatura militare.

Sud del Sudan, tempo di pace?

Pubblicato da Michele On lunedì, gennaio 10, 2011 0 commenta il Post!!
In Sudan è iniziato il voto per il referendum (tutti i cittadini che votano si o no) che deciderà della secessione tra nord e sud del paese. Quasi quattro milioni di persone residenti nel sud si sono registrate per votare, nelle regioni del nord invece poco più di centomila. Se le elezioni si svolgeranno regolarmente, è certo che il sud voterà in blocco per l’indipendenza.


Che cos’è il Sudan È uno stato dell’Africa subsahariana, il più grande per estensione di tutto il continente africano. È situato nella parte nord-orientale dell’Africa e si affaccia a est sul Mar Rosso. La sua capitale è Karthoum, in cui abitano circa cinque milioni di persone. Il governo è retto dalla giunta militare del presidente Omar al-Bashir. E uno dei paesi più devastati dalle guerre civili: quella in Darfur e quella tra nord e sud del paese.


La guerra civile La guerra tra nord e sud del Sudan era durata oltre vent’anni – dal 1983 al 2005 – causando più di due milioni di morti e quattro milioni di dispersi. Gli accordi di pace firmati nel 2005 tra il governo di Karthoum e l’Esercito Sudanese di Liberazione Popolare garantivano tre cose fondamentali al sud: partecipazione al governo centrale, spartizione al 50 per cento delle risorse petrolifere del paese (le risorse maggiori si trovano al sud) e possibilità di votare per la secessione con un referendum nel 2011. Gli abitanti del sud sono stati marginalizzati, terrorizzati e sottoposti a continue vessazioni e violazioni di diritti civili e umanitari da parte dei vari regimi di Karthoum. Per questo considerano l’indipendenza un diritto sacro.


Verde scuro: Sudan del Nord
Verde chiaro: Darfur
Rosso: Sudan del Sud
Il petrolio Il presidente Omar Hassan al-Bashir ha detto che non si opporrà ai risultati delle elezioni, ma nessuno si aspetta che l’esito possa essere davvero pacifico. 
Il sud del Sudan è  ricchissimo di petrolio e difficilmente il governo di Karthoum accetterà di perderne il controllo. I pozzi petroliferi sono quasi tutti nel sud, ma gli oleodotti corrono verso nord perché il sud è privo di sbocchi sul mare. Una volta arrivato a Port Sudan, nel Mar Rosso, il petrolio viene raffinato e poi caricato sulle navi per l’esportazione.  Al momento nord e sud dividono i proventi al cinquanta percento, ma il sud dice che è tempo di cambiare l’accordo: dal momento i giacimenti si trovano lì, è a loro che devono andare la  maggior parte dei profitti.


Il palazzo in costruzione.
Il palazzo del governatore
Tante funzioni, tanti servizi, una sede facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici. E' il grattacelo più alto di Milano e d'Italia. Una sorta di piazza civica moderna, nella quale le persone potranno incontrarsi, facendo di questo luogo un centro d'incontro della vita sociale.
Tutto bello, ma qualche curiosità ci sta, no?
- Partiamo proprio dall'inizio: già l'area scelta per la sua costruzione ha suscitato molti dubbi e critiche; parliamo di Milano, una città di cemento piena di case vuote e di interi palazzi dismessi. Ma il palazzo doveva essere costruito al posto del "Bosco di Gioia", un piccolo boschetto presente in quella zona da un centinaio di anni e con alcune piante ammalate. Come non abbatterle?
- I riflessi sulle pareti vetrate del palazzo fondono tapparelle e incendiano macchine in sosta. Sono stati poi sostituiti dei vetri opachi.
- Lavori per 24 ore su 24, con turni di lavoro giorno e notte tra gli operai per terminare l'opera entro fine dicembre. Cos'è tutta sta fretta? In realtà non era un opera urgente, ma le elezioni incombono. E questo doveva essere un po' il bigliettino da visita da presentare agli elettori. 


Piazza loggia
Nella sezione video c'è il racconto di un lavoratore che scioperava in piazza quel giorno.
E' un po' lungo come racconto ma ne vale davvero la pena, molto chiaro ed interessante. Anche da ascoltare mentre si fa altro!

Giustizia a penna e calamaio

Pubblicato da Calderon On giovedì, gennaio 06, 2011 0 commenta il Post!!
Per tanti aspetti l'Italia fa fatica a progredire, anche se da qualche anno in uno particolare stiamo riuscendo addirittura a regredire: il sistema giudiziario.
L'ultima perla del ministero della giustizia è stato l'annuncio che dal primo Gennaio non sarebbe stato in grado di assicurare l'assistenza informatica a tutto la magistratura, causa mancanza di fondi. In pratica se si guasta un computer l'interessato deve pagare il conto di tasca propria, oppure prendere penna e calamaio e darci dentro con l'olio di gomito.
In un sistema particolarmente lento, dove la carenza di 1000 magistrati pesa sui tempi di ogni processo, la mancanza dell'apparato informatico segnerebbe la fine.
La notizia infatti è così grave che subito sono iniziati gli attacchi da parte dell'anm, che all'inizio minacciava uno sciopero (come se servisse uno sciopero per procurare l'inefficienza del sistema...), ma ecco che poi, dal nulla, il Ministro Alfano ha annunciato uno stanziamento di 6 milioni. Problema risolto? Niente affatto. Questo è solo un tampone che durerà forse 5 mesi, poi tutti di nuovo a comprare l'inchiostro.
Martedì 11 la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla validità del legittimo impedimento, legge che al momento permette al presidente Berlusconi di essere giudicato nel processo Mills.
A questo punto c'è da chiedersi se, in caso di negata validità, ci sarà ancora un magistrato per pronunciare una sentenza, sia per Berlusconi che per ognuno dei quasi 9 milioni di processi (penali e civili) ancora in atto (stima del 2009).

Referendum in Sudan- I giornali italiani non ne parlano affatto, ma fra qualche giorno (9 Gennaio) in Sudan si terrà un referendum per decidere se dividere in due il paese o meno. Al nord si trova la capitale e la classe dirigente che spinge per il no, mentre al sud si trovano etnie da sempre emarginate fin dall'indipendenza dall'Inghilterra (1956) ma anche i più grandi pozzi petroliferi del paese, motivo per cui nella parte meridionale si voterà compatti per il sì.
Il Sudan è uscito nel 2005 da una lunghissima guerra civile, iniziata nel lontano 1983, che ha causato più di 2 milioni di morti e 4 milioni di dispersi.

Spot subliminale- Va' in onda da qualche giorno in tv lo spot che inaugura il "forum nucleare", luogo dove, stando alla pubblicità, i cittadini possono discutere senza pregiudizi sull'energia nucleare. Così come senza pregiudizi dovrebbe essere lo spot. Dovrebbe. 
Infatti molte persone hanno notato come in realtà agisca nell'inconscio a favore del nucleare. Il set è una partita a scacchi e il primo elemento subliminale è proprio il fatto che ad avere i bianchi (un colore limpido e pulito) sia il giocatore pro-nucleare, mentre i neri (colore sporco e negativo) appartengono al giocatore contro il nucleare. In secondo luogo i dialoghi che scaturiscono dalle menti dei due sono di due spessori diversi: l'uomo contro il nucleare agita sempre motivazioni generiche, mentre il secondo sfoggia conoscenze più specifiche e mette in mostra risposte più articolate.
Infine si potrebbe discutere anche sull'imparzialità del forum, nella cui lista di finanziatori compaiono nomi di certo poco imparziali: Ansaldo Nucleare, Enel, Edison ed Edf (colosso dell'energia nucleare francese).

Anno padovano- Sta facendo discutere in tutta Italia il calendario che la provincia di Padova ha spedito in tutti i comuni per essere consegnato ai bambini in occasione della festa della Befana. Il calendario in questione non riporta alcune importanti festività nazionali, come il 25 Aprile e il primo Maggio, ma porta alla luce strane feste venete, come il "Bati marso", una sorta di capodanno veneto che cade il 28 Febbraio, e la "Festa del Popolo veneto", segnata per il 25 Marzo.
Intanto l'amministrazione comunale di Solesino ha rispedito al mittente i calendari, facendo presenti le mancanze e invitando gli altri comuni a fare altrettando, senza successo per ora.
    -