Muammar Gheddafi |
Facciamo il punto sulle rivolte in atto nel mondo arabo, ora più che mai vicino ad una metamorfosi completa. Infatti non si può più parlare solo di Tunisia ed Egitto, ora dobbiamo aggiungere Libia, Iran, Bahrein, Algeria, Yemen e Marocco
Tunisia- Entro sei mesi il governo provvisorio guidato da Mohamed Ghannouchi dovrebbe portare il paese alle urne. Al momento il governo provvisorio si preoccupa principalmente di far ripartire l'economia ed ha formato 3 commissioni speciali: una per organizzare le elezioni, una per combattere la corruzione e una per recuperare i beni trafugati durante la rivolta.
Egitto- Dopo le tanto acclamate dimissioni di Mubarak ora è l'esercito a guidare il paese. La situazione perciò non è affatto tranquilla. Da una parte l'esercito ha garantito il suo ruolo da traghettatore verso elezioni rapide e democratiche, ma non sarebbe la prima volta che accade se, al momento cruciale, i veritici militari non abbandonassero i palazzi del potere, effettuando di fatto un golpe militare.
Libia- La situazione del paese guidato dal dittatore Muammar Gheddafi è quella che ci riguarda anche da più vicino. Da una parte la situazione è calda in territorio libico, con degli scontri avvenuti due notti fa fra polizia e militanti dell'opposizione, con un bilancio fra i 9 e i 13 morti. Dall'altra la situazione diplomatica con l'Italia è tesa, poichè la polizia libica non ha rispettato gli accordi per il controllo della migrazione, causando l'arrivo nei giorni scorsi a Lampedusa migliaia di profughi provenienti dalla Tunisia e un'emergenza umanitaria ancora in fase acuta. I fatti sono stati chiariti dai servizi segreti italiani: la Libia ha aperto volontariamente le proprie frontiere con la Tunisia per consentire la fuga di centinaia di oppositori politici di Gheddafi, precauzione per impedire che la situazione possa degenerare anche nel proprio paese. Mossa che però non potrebbe bastare: gli oppositori si sono accordati su internet e hanno fissato per oggi la "giornata della collera".
Iran- Lunedì si sono verificate le prima manifestazioni non autorizzate (e quindi anche i primi scontri) contro il presidente Ahmadinejad, regime che tiene in ansia mezzo mondo vista la dichiarata ostilità nei confronti del vicino Israele. I manifestanti sono stati dispersi dalla polizia non prima di aver lasciato un morto per strada. Intanto, in parlamento le forze di governo hanno inscenato una controprotesta-farsa per accusare l'opposizione "verde" degli scontri avvenuti. Il loro leader Moussavi, lunedì costretto a casa dalla polizia, è sempre più preoccupato dalle dichiarazioni del presidente e dell'ayatollah khomeini in cui si promette una "rapida soppressione dell'opposizione"
Bahrein- E' il Regno-sorpresa che ha riempito i giornali nelle ultime ore, quello che non ti aspetti. Nella giornata di ieri migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro il sistema di governo antiquato dello stato: una monarchia costituzionale dove una delle due camere è scelta addirittura totalmente dal re. In mattinata la polizia ha fatto irruzione nella piazza principale della capitale Manama e ha disperso i manifestanti. Anche qui 4 morti, forse di più visto che ci sono diversi feriti molto gravi.
Algeria- Sabato gli occhi saranno puntati tutti su Algeri, dove è prevista una manifestazione non autorizzata organizzata dal "Collettivo per la democrazia e il cambiamento". Le autorità faranno confluire 25mila agenti, di cui la metà in assetto anti-sommossa, per tenere sotto controllo la situazione.
Yemen- Continuano da settimane le manifestazioni nella capitale Sana'a, dove si chiedono le dimissioni di Abdullah Saleh, al potere dal 1978. Saleh è stato prima presidente dello Yemen del nord e poi presidente della Repubblica. Le proteste continuano, nonostante abbia annunciato di lasciare il potere nel 2013. Martedì scorso hanno manifestato circa duemila persone nella capitale, con dieci arresti. La resa di Mubark è molto sentita, tanto che si sono visti molti cartelloni a favore della svolta egiziana.
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