La storia di Affittopoli

BOSE', 21 Febbraio 2011

Da giorni le pagine dei giornali, sono invase dall’ennesimo “scandalo” politico descritto con l’ennesima parola che termina in -poli, come Tangentopoli, Vallettopoli, Bancopoli, Calciopoli, Parentopoli, eccetera eccetera. Stavolta è “Affittopoli”, vediamo di cosa si tratta.

Agenda democratica

CALDERON, 17 Febbraio 2011

Facciamo il punto sulle rivolte in atto nel mondo arabo, ora più che mai vicino ad una metamorfosi completa. Infatti non si può più parlare solo di Tunisia ed Egitto, ora dobbiamo aggiungere Libia, Iran, Bahrein, Algeria, Yemen e Marocco.

Berlusquieu

CALDERON, 11 Febbraio 2011

In questi giorni di confusione nel mondo politico italiano Berlusconi ha citato più volte in difesa della sua carica il "volere degli elettori", in quanto "il popolo elettore è il titolare della sovranità politica". Una volta per tutte qualcuno dovrebbe spiegargli che non è così.

Italia 150

BOSE', 08 Febbraio 2011

Settimana intensa quest'ultima, ricca di molte novità tutte da raccontare; iniziamo subito con qualcuna.

Il risveglio del mondo arabo

CALDERON, 29 Gennaio 2011

La tensione si sentiva da tempo e in queste settimane è sfociata in quello che, non si deve aver paura di dire, potrebbe diventare il più grande sollevamento del mondo arabo di sempre, capace di cambiare il corso della storia in Nord Africa, con possibili ripercussioni sul Medio Oriente.

Sbarco in Europa

CALDERON, 24 Gennaio 2011

Dopo l'insurrezione tunisina sembra che l'ondata di rivolte sia arrivata in Europa, più precisamente a Tirana, Albania. Qualche giorno fa si sono verificati degli scontri durante una manifestazione organizzata dal leader dell'opposizione Rama, il cui bilancio è di tre civili morti.

Sicilia, più o meno

BOSE', 19 Gennaio 2011

Questa è una di quelle storie che sembrano scritte da uno sceneggiatore, uno di quelli scarsi: perché descrivono un territorio, una classe politica e una serie di decisioni, e le descrivono sempre nello stesso modo, come vogliono i luoghi comuni più banali.

Il regime in briciole che vuole schiacciare le formiche

Pubblicato da Scaligero On giovedì, marzo 31, 2011 0 commenta il Post!!
            L'addio di Mussa Kussa, ministro degli Esteri e uomo chiave del regime, e dell'ambasciatore della Libia all'Onu, sembra l'inizio di un esodo di massa nella cerchia dei fedeli di Gheddafi. Kussa è volato nella nottata di ieri a Londra, insieme a consistenti faldoni di documenti segreti. La sua defezione, assieme a quelle, attese, di altri nomi eccellenti, e l'arrivo a Roma del rappresentante degli insorti sono elementi che lasciano intravedere la creazione di una nuova rete diplomatica per la Libia. E soprattutto di uno strumento in più per ottenere la resa di Gheddafi. Nel frattempo però, anche se privato di preziosi collaboratori, Gheddafi approfitta della pausa dei bombardamenti nato per respingere i ribelli da Sirte, sua città natale e roccaforte, fino a Bengasi. Il rapporto di forze resta infatti ancora impari, e i ribelli invocano a gran voce l'aiuto dei bombardamenti tattici degli occidentali. Ma fanno sapere che, anche senza di essi, continueranno a combattere lo stesso per il loro intento di libertà. Fino alla morte.

Stato d'emergenza senza conflitti, o quasi
Assad crea un comitato giuridico per l'abolizione delle leggi speciali
Bashar al Assad
DAMASCO-Il presidente siriano Bashar al Assad ha creato un comitato giuridico per studiare l'abolizione dello stato di emergenza, in vigore dal 1963. L'abrogazione delle leggi speciali imposte quasi mezzo secolo fa infatti, è in cima alle rivendicazioni dei dimostranti, da settimane protagonisti di una mobilitazione senza precedenti contro il regime al potere da 48 anni.Ma cosa comporta, per far infuriare cosi tantola gente, questo stato d'emergenza? 
La legge, entrata in vigore con l'avvento del Baath, regola il funzionamento dei tribunali speciali, consente alle forze dell'ordine di fermare eventuali presunti dissidenti e di convalidare il loro fermo sulla base di accuse come "attentato alla sicurezza dello Stato", "contatti con parti straniere", "diffusione di informazioni false per danneggiare l'immagine della nazione". Insomma, se qualcuno dice o fa qualcosa che non piace al governo, può essere imprigionato con una delle seguenti accuse. Una dittatura da manuale.
 
Comunemente verdi
Un comune su otto in Italia è autosufficiente dal punto di vista elettrico grazie a sole, vento, biomasse e geotermia; a Lecce si produce più elettricità verde di Friburgo, la celebrata capitale tedesca del fotovoltaico; nel 94% dei municipi italiani è presente ormai almeno un impianto rinnovabile. Accusate di essere troppo costose, marginali e inaffidabili, le fonti verdi si prendono la loro rivincita e lo fanno con "Comuni Rinnovabili 2011", il dossier di Legambiente che fotografa la diffusione delle micro centrali ad energia alternativa sul territorio nazionale.Questa si dimostra essere  la migliore risposta a chi continua a sostenere che il contributo delle fonti rinnovabili sarà comunque marginale nel futuro del Paese. In un momento di dubbie decisioni sul nucleare, un altro punto viene messo a favore delle rinnnovabili, confermandosi sempre più come principali fonti di enegia e non alternative.

L'alba dell'Odissea, il tramonto nell'Iliade

Pubblicato da Calderon On domenica, marzo 20, 2011 0 commenta il Post!!
E' iniziata ieri l'operazione "Odissey Dawn" (tradotta "l'alba dell'Odissea") che apre ufficialmente le operazioni militari per stabilire una no-fly zone in Libia, dopo il parere positivo dell'ONU.
La "coalizione di volenterosi" è formata da Usa, Francia, Spagna, Inghilterra, Italia e Canada.
L'obiettivo di una no-fly zone non è l'attacco diretto alle forze di Gheddafi, ma bombardamenti tattici per evitare attacchi ai civili e il decollo di aerei che bombarderebbero le città dei rivoltosi, imponendo di fatto lo sgombero dei cieli sopra la Libia.
Il pericolo è che un intervento poco deciso della coalizione possa solo creare una situazione di stallo, preambolo ad una lunga guerra che potrebbe tenere in scacco il Mediterraneo per molto tempo, proprio come nell'Iliade (giusto per restare in tema epico).
Timori infondati? Ovviamente no e il passato fa da maestro: in Iraq fu in vigore una quasi inutile no-fly zone per quasi 12 anni, tra il 1992 e il 2003. Vi ricordate come finì? Esatto, gli americani trovarono un pretesto infondato (accusarono il regime di possedere armi chimiche, mai ritrovate) per un'invasione di terra che muovesse le acque, ormai conosciuta come "guerra d'Iraq"

Forze in gioco- Sentiamo il nostro esperto militare Luca "Raf" Locatelli per capire meglio chi e cosa si aggira nelle acque del Mediterraneo, ma soprattutto cosa sono in grado di fare:
"Dopo il passaggio della risoluzione UN 1973 gli stati promotori della No-Fly Zone sulla Libia si sono riuniti in un vertice a Parigi. Dal vertice all’attacco francese sono passate un paio d’ore. L’Armèe De l’Air ha dato il via all’offensiva con un Dassault Rafale, obbiettivo del caccia i mezzi corazzati del regime di Tripoli che stavano entrando a Bengasi. 
Un missile Tomahawk
L ‘Us Navy dichiara di aver schierato 3 sottomarini d’attacco nel Mediterraneo, 2 cacciatorpedineri e nelle vicinanze incorcia la portaerei nucleare USS Enterprise. Il Ministro della Difesa La Russa afferma intanto che "noi abbiamo gia' messo a disposizione le basi e, se necessario, sono disponibili gli aerei', in particolare '4 Tornado con capacita' di distruggere radar e postazioni missilistiche(il Tornado ECR è stato sviluppato appositamente per il ruolo SEAD (Suppression of Enemy Air Defences)e 6 caccia intercettori, pronti ad alzarsi in volo in 15 minuti". Inoltre rassicura dicendo “I missili libici hanno una gittata di 300 km, non arrivano neanche a Lampedusa". 
Questa mattina si conosce finalmente il numero di Tomahawk (missili da crociera subsonici) lanciati dalle navi statunitensi e dai sottomarini britannici: sono 110. 
Gli obiettivi dei missili Cruise sono le postazioni di difesa aerea, in particolare quelle intorno a Tripoli e Misurata. Di oggi anche la notizia che 3 B-2 (bombardieri strategici in grado di arrivare direttamente dagli Stati Uniti con rifornimento in volo) hanno bombardato con circa 40 bombe un aeroporto libico. Intanto il ministero della Difesa britannico ha comunicato che anche la RAF ha lanciato missili Storm Shadow da alcuni Tornado GR4. Stamattina comunque giunge la notizia che i bombardamenti compiuti nella notte dalla coalizione internazionale contro gli obiettivi militari del colonnello Gheddafi sono stati sospesi a Tripoli e Bengasi. I residenti, che ieri erano fuggiti dalla città a causa dell'attacco delle forze fedeli a Gheddafi, stanno lentamente ritornando a casa."

Referendum costituzionale in Egitto- Ieri e oggi in Egitto si è tenuto un importante referendum costituzionale. Dopo le dimissioni di Mubarak del mese scorso, il governo è passato in mano all'esercito che aveva il compito di garantire la transizione verso una democrazia. Sono stati nominati dei giuristi con il compito di modificare la costituzione e si è votato l'approvazione o meno, con la vittoria al 77% del sì.
SI. Con l'approvazione delle modifiche si andranno ad eleggere i vari membri del parlamento e, in un secondo momento, il nuovo presidente. Questa scelta è stata appoggiata dai "fratelli musulmani" e dagli ex del partito di Mubarak.
NO. Nel caso le modifiche non fossero state approvate si sarebbe proceduto con la stesura di una costituzione nuova di zecca. Questa scelta era appoggiata dal fronte più rivoluzionario, il quale spingeva per un rinnovo totale dello stato, in quanto volevano segnare il distacco dal regime e restare un faro per tutti gli stati del mondo arabo.

Big in Japan

Pubblicato da Calderon On mercoledì, marzo 16, 2011 0 commenta il Post!!
Uno studio dell'Università di Ferrara sostiene che un terremoto di 7 gradi della scala richter nel centro Italia provocherebbe tra i 5mila e gli 11mila morti, in Giappone 50 (è giusto così, senza "mila"). Uno poco più violento (7,5) in Calabria causerebbe tra le 15mila e le 32mila vittime, in Giappone 400. Un terremoto come quello di qualche giorno fa (magnitudo 8,9, trentamila volte più intenso di quello che ha colpito L'Aquila qualche anno fa) avrebbe certamente raso al suolo Roma e buona parte del Lazio, provocando morti nell'ordine delle centinaia di migliaia, forse milioni. Il Giappone ha iniziato a fare la conta dei morti dopo il disastro: per ora si parla di "soli" 10000 morti (bilancio purtroppo destinato a salire), la quasi totalità dovuta più allo tsunami che al sisma in sè, quindi un evento contro il quale si poteva fare poco. Insomma, poteva andare molto peggio. Solo fortuna? Come sempre, ovviamente, no. Non si può infatti ripiegare sulla fortuna quando si è di fronte ad un grattacielo giapponese costruito con le piu moderne tecniche antisismiche, in grado persino di degradare il terremoto de L'aquila come una notizia indegna di apparire su un giornale. La loro non è magia ma pura tecnologia: cuscinetti antisismici disposti alla base degli edifici, acciai molto più elastici del normale, fibra di carbonio che avvolge i pilastri e li rende più resistenti alle fratture e apparecchi detti "dissipatori" che assomigliano agli ammortizzatori di un auto e vengono disposti tra un piano e l'altro degli edifici più a rischio. Ma allora perchè, anche strutture strategicamente importanti (in special modo nei periodi di crisi), come l'ospedale de L'aquila, in Italia vengono giù come se fossero di cartapesta? Semplicemente perchè, rispettando le norme antisismiche, costruire un edificio nuovo fa lievitare la fattura del 3-5 per cento. Una sicurezza che l'Italia non si potrebbe permettere, direbbe qualcuno.

(In)Sicurezza radioattiva
Nell’incubo che il Giappone sta vivendo, si sta delineando lo scenario peggiore: la fusione del combustibile del reattore nucleare numero due della centrale di Fukushima-Daiikichi.
L’evento ormai non è escluso nemmeno dalla Tepco, la compagnia che gestisce l’impianto, secondo la quale una fusione potrebbe essere stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse le barre di combustibile. In questo mometo infatti, l’acqua agisce sia da moderatore per la reazione di fissione nucleare sia da liquido refrigerante per il nocciolo del reattore, cioè la struttura cilindrica dove sono collocate le barre di combustibile. Se non si fosse più in grado di controllare il processo di fusione (fisica non nucleare, come quello che avviene nelle stelle), il combustibile radioattivo inizierebbe a liquefarsi a migliaia di gradi, provocando una rottura della struttura di contenimento (in caso di fusione completa) e diffondendo prodotti radioattivi. Eppure, si sente spesso affermare, anche da molti nostri politici, che le centrali nucleari sono ormai super sicure per via dei continui e rigorosi controlli che si effettuano. Controlli che, paradossalmente, non vengono verificati. La Tepco infatti, nel 2002 e nel 2006 fu beccata per aver falsificato dati e decine di resoconti per oltre 20 anni, riguardanti le disposizioni di sicurezza e la temperatura dell'acqua di raffreddamento. Sappiamo bene tutti che "sicurezza" e "controlli" non sono due parole che si sposano alla perfezione con "Italia", ancora di più se inserite in un ipotetico contesto nucleare.



Dentro al barile, raschiando il fondo

Pubblicato da Calderon On martedì, marzo 08, 2011 3 commenta il Post!!
Dopo settimane di violenti scontri tra ribelli e fedeli di Gheddafi (in gran parte mercenari) per tutto il territorio libico, pare che oggi si sia giunti ad una svolta: il raìs ha offerto le sue dimissioni in cambio di un salvacondotto, ovvero la possibilità di fuggire all'estero senza essere processato. Già, perchè, nel caso della Libia, il dittatore ha deciso di macchiarsi di sangue prima di affrontare l'inevitabile fine del proprio regno. Stime non ancora definitive parlano di circa 10.000 morti, molte delle quali durante vergognosi bombardamenti aerei sulla folla civile inerme che si era riunita in piazza.
Nel nostro paese la crisi libica si è misurata prima in politica, a causa della stretta relazione fra Berlusconi e Gheddafi (un video in cui il nostro presidente si china a baciare la mano del raìs ha fatto il giro del mondo), e subito dopo nelle tasche dei cittadini: un'impennata del prezzo della benzina mai vista prima (circa 2 cent/l, fino a 1,536 per la verde), con conseguenze che potrebbero gravare sul bilancio familiare per più di 1000 euro all'anno.
Ma quanto può pesare la crisi di un paese come la Libia sul prezzo del petrolio? E' proprio inevitabile questo aumento dei prezzi?

La Libia- E' il 17° produttore di greggio del mondo, il terzo nel continente africano, nonostante possieda le riserve più estese. In condizioni di normalità la Libia produce 1,6 milioni di barili al giorno di Light crude (una delle migliori varietà di petrolio), che equivale a circa il 2% della produzione mondiale giornaliera. Dalla produzione bisogna scalare 270.000 barili, che vengono utilizzati per i bisogni libici. Il resto è esportato per l'85% in Europa. I maggiori acquirenti sono l'Italia (32%), Germania (14%), Cina e Francia (10%) e Stati Uniti (5%). Ne consegue che il paese più penalizzato dalla crisi è il nostro.
I'80% dei giacimenti è situato nel bacino della Sirte (attualmente in mano a Gheddafi), mentre altre zone chiave sono i bacini di Ghadames e Cirenaica.
Le compagnie che operano in Libia sono principalmente la NOC (compagnia statale libica, nonché la più importante), BP, Eni, Repsol e Conoco Phillips.

Produzione attuale- Al momento è impossibile stabilire con certezza quanti barili si producano al giorno nel territorio libico. Si fanno ipotesi tra i 100.000 e 1,2 milioni, con l'Eni che fa' una prudente media intorno ai 600.000. 
Certo è che ogni giorno il paese esporta 1 milione di barili, il che comunque non è indicativo della produzione, in quanto si tratta in gran parte di barili in stoccaggio nei porti da tempo.

Il prezzo della benzina- Il prezzo di un litro di benzina è determinato da più componenti:
- Il prezzo internazionale del carburante, detto Platts, su cui lo stato non può agire, in quanto è il costo della materia prima deciso sul mercato internazionale, in base alla vecchia legge della domanda e dell'offerta. Vale un 35% della torta.
- Il margine lordo dell'industria petrolifera. Determina il 10% del prezzo.
- Le tasse (accise e IVA). Quest'ultima voce ha un peso determinante nel prezzo del carburante, costituendo il 55% del prezzo effettivo alla pompa. Qui invece lo stato potrebbe intervenire agevolando l'acquisto della benzina con un taglio delle accise (l'IVA è sempre fissa al 20%), cosa che avviene molto raramente, visti i grandi introiti.
Inoltre, secondo uno studio pubblicato da Nomisma Energia, c'è più di 1 cent/l nel prezzo alle pompe che non si capisce da dove esca. 
Il 28 febbraio 2011, il Platts valeva 53,08 centesimi al litro; il margine medio lordo dell'industria petrolifera 15,05, le accise 56,4 e l'Iva 24,9 cent. Il che significa un prezzo ottimale di 149,43 centesimi per un litro di verde. Un valore inferiore a quello medio effettivo (150,8) rilevato dal Ministero per lo sviluppo economico. 

Scenari futuri- Il 2% di produzione libica è difficile che possa provocare una salita così rapida e continua del prezzo del petrolio, ma bisogna prestare attenzione all'evolvere della situazione in Arabia Saudita. Nel paese arabo per eccellenza, governato da una monarchia ben più longeva di tutte quelle cadute finora, per l'11 Marzo è stata indetta una nuova "giornata della collera" del tutto simile a quella che ha iniziato la crisi libica. Se anche l'Arabia Saudita dovesse entrare in crisi dobbiamo prepararci a girare in bici, che non sarebbe comunque un male. Abbiamo tempo fino all'11 Marzo per allenarci...

La vita dopo il regime

Pubblicato da Michele On domenica, marzo 06, 2011 2 commenta il Post!!
In Libia le rivolte continuano tra i ribelli e i fedeli di Gheddafi. Ieri per fare un esempio la città di Zawiyah che era da giorni nelle mani dei ribelli, è stata circondata e poi attaccata dall'esercito del governo fino a riprendersela (centinaia di vittime civili), e così la guerra continua città per città.


Non tutto è male, perchè qualcosa da raccontare c'è: per molte città collocate nella parte est della Libia, su tutte Bengasi, è cominciata una nuova epoca. Il regime è stato sconfitto e cacciato, e così la vita ricomincia, seguendo ritmi e scadenze diversi.
Si pensa a difendersi - visto che Gheddafi non sembra avere intenzione di mollare - ma si pensa come organizzare la distribuzione del cibo, alle cure per i feriti, a mettere in piedi altri cortei e al sostegno dei ribelli di altre città.
Perchè ogni passo avanti rende più difficile il ritorno indietro.


Difendere lettori o editori?
Mercoledì scorso il Senato ha approvato quasi all'unanimità un disegno di legge sulla "Nuova disciplina del prezzo dei libri", promosso da un senatore del PD. La legge stabilisce che non si possano applicare ai libri sconti superiori al 15 percento del loro prezzo. Solamente in occasioni di speciali campagne promozionali che durano poco tempo, gli sconti possono arrivare al 20 percento. La legge arriverà alla Camera nelle prossime settimane.
Il disegno è stato presentato perchè "il libri, sarebbero minacciati dall'arrivo dei grandi ipermercati e dalla vendita online, perchè vedremo scomparire una parte qualitativa della cultura italiana, la cultura migliore del mondo".

DISEGNO DI LEGGE - All'inizio di questo articolo si è parlato di Disegno di legge: cos'è?  Ne sentiamo parlare al telegiornale spesso come "DDL", ma è semplicemente una proposta di una legge che viene presentata al Senato o alla Camera. 
Può essere presentata dal governo, da un parlamentare qualsiasi o da cinquantamila cittadini.

Lasciando a voi le considerazioni sui vantaggi o meno che questa norma possa portare a chi i libri li compra e legge, una cosa risulta chiarissima: questa norma avvantaggia chi li vende.
Non si discutono le situazioni precarie di molte librerie e case editrici, ma una norma del genere non aiuta la concorrenza e l'innovazione, seguendo le nuove tendenze (vendita online, ..).

Testamento biologico
Si parla del tenere in vita una persona che senza l'aiuto delle macchine non ce la farebbe.
E' stata proposta due anni fa una legge che lo regolamentava; è stata proposta in senato, quindi approvata ed ora passata alla Camera e tra poco verrà discussa.
In breve il medico potrà anche non tenere conto della volontà del paziente mentre la nutrizione e l'idratazione artificiale non potranno più essere rifiutate dai parenti.
A metà marzo se ne riparla alla Camera.

Altolà all’energia pulita

Pubblicato da Scaligero On mercoledì, marzo 02, 2011 282 commenta il Post!!

In questi giorni si è innescata una nuova polemica sul tema delle energie rinnovabili, in special modo riguardo a fotovoltaico ed eolico. Sarebbero infatti loro le “vittime” del decreto legislativo che sarà votato entro giovedì prossimo.
Il provvedimento contiene almeno tre punti “killer”:
1) Stop agli incentivi previsti dal conto energia per il fotovoltaico una volta raggiunto l'obiettivo degli 8mila MW installati. Una potenza a suo tempo ipotizzata per il 2020, ma che secondo i dati del Gestore dei servizi energetici (GSE) verrà raggiunta in realtà nel giro dei prossimi mesi. Facile capire che gli effetti sul settore sarebbero catastrofici.
2) Taglio retroattivo (penalizzerebbe anche chi ha già tirato fuori i soldi) del 30% per gli incentivi per l'eolico. Anche in questo caso il messaggio sarebbe fin troppo chiaro: meglio stare alla larga dagli investimenti nelle rinnovabili.
3) Introduzione di aste al ribasso per gli impianti oltre i 5 megawatt.
Se così fosse,120 mila persone che lavorano, direttamente o indirettamente nel settore eolico e fotovoltaico, perderebbero il posto. Un numero di lavoratori più di 20 volte superiore ai dipendenti Fiat di Mirafiori.
Il governo sembra intenzionato ad andare avanti per ragioni di cassa, come ha precisato il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, dichiarando: "Dal 2000 al 2010 i cittadini hanno pagato in bolletta 20 miliardi per aggiungere un 4 per cento di energia rinnovabile". A ribattere sulla questione economica è stato poi finalmente proprio il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, ricordando a Romani che "la bolletta energetica degli italiani non è più elevata che altrove per gli incentivi alle rinnovabili. Gli incentivi per il solare - ha sottolineato - pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 ed il decomissioning nucleare. Ovviamente non sono mancate le proteste, che hanno eluso le previsioni del ministro Romani, il quale si è visto fronteggiato da ecologisti, sindacati, confederazione dell'artigianato, e da associazioni di piccole e medie imprese.

Protestiamo! Ma in silenzio
 
Le parole del Premier sulla scuola pubblica italiana che infonde valori contrari al sentire della famiglia, hanno scatenato una generale ondata di protesta che nemmeno Berlusconi probabilmente si aspettava. La Rete degli Studenti e l'Unione degli Universitari annunciano la mobilitazione per il 12 marzo, in coincidenza con la manifestazione a difesa della Costituzione promossa da Articolo 21. Nel frattempo, con un passaparola spontaneo tra i docenti e gli studenti, in molte città intere scuole, singole classi, hanno osservato un minuto di silenzio in segno di lutto. Il tam tam ha avuto grande ed immediata diffusione da nord a sud, e le città di Milano, Genova, Mestre (Venezia), Bologna, Treviso, Padova, Roma, Bari, Firenze e Palermo hanno fatto sentire la proprio voce a sostegno della scuola pubblica.

Superpila americana made in Italy
Struttura di un nanotubo al carbonio
La missione di Riccardo Signorelli, trentaduenne bergamasco laureato in ingegneria elettrica al Politecnico di Milano, è fare concorrenza alla benzina migliorando la performance delle batterie. In tredici anni di studi a partire dalla laurea, ha messo a punto un primo prototipo che usa minuscole strutture di nanotubi al carbonio per immagazzinare energia. Le pareti di questi tubi hanno uno spessore di appena 12 atomi e crescono come fili d’erba, alloggiando nei minuscoli interstizi particelle cariche di energia. In questo modo, si possono immagazzinare moltissime particelle cariche in un piccolo spazio, con strutture leggere, e siccome la connessione è fisica, non chimica, le particelle cariche possono staccarsi e attaccarsi quasi istantaneamente. Ora il suo «ultracondensatore» ha ricevuto 5,3 milioni di dollari dal governo americano e altri 2 da investitori privati, per finanziarne lo sviluppo e l’industrializzazione nel giro di due anni. L’obiettivo di Signorelli è arrivare alla dimensione di una batteria da torcia, capace di contenere meno energia di una batteria elettrochimica, ma in grado di caricarsi e scaricarsi in due secondi. Aggregato alla batteria di un veicolo, il suo ultracondensatore si attiverebbe per l’avviamento, le accelerazioni e decelerazioni rapide, allungando la vita della batteria e riducendo dimensioni e costi.

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