Immigrati a Ventimiglia che cercano di varcare il confine con la Francia |
Stiamo parlando dell'inferno dantesco o dei mondiali di calcio? Probabilmente di tutte e due le cose.
Già, perchè per gli immigrati,checchè se ne dica, di inferno si tratta: scappano da un luogo di estrema povertà e criminalità (chi non lo farebbe?), spendono tutti i loro risparmi per un viaggio col "barcone della speranza" (una baracca sovraffollata) e, se gli va bene, arrivano sulle coste di un paese a loro ostile, che li tiene in un regime di semi-detenzione (a cielo aperto), senza nutrirli adeguatamente. Tutto questo in attesa di essere riportati da dove sono partiti. Una pena in pieno stile dantesco insomma.
Per l'Italia invece si tratta più di un girone dei mondiali che dell'inferno. Infatti il governo sta giocando contemporaneamente tre partite: una contro la Tunisia, una contro la Francia e una contro l'Europa."E la Libia?" -direte giustamente- No, quella è una guerra, non una partita.
Prima di vedere cosa succede sui campi cerchiamo di capire meglio chi e quante sono le persone che ogni giorno sbarcano a Lampedusa.
I numeri- Le cifre che ha dato il ministro Maroni (07/04) parlano di 25.867 persone (390 sbarchi) dal primo Gennaio. Di questi 21.000 circa provengono dalla Tunisia e dovrebbero essere quasi totalmente tunisini, immigrati per motivi economici e, come tali, senza requisiti per restare nel nostro paese.
Invece altri 2.310 circa provengono dalla Libia ma sono tutti somali ed eritrei, ovvero profughi in fuga dalle guerre in corso nei rispettivi paesi di provenienza che, secondo i trattati internazionali, devono essere ospitati dall'Italia.
Italia-Tunisia- L'Italia ha schierato le tre punte (Berlusconi, Maroni e Frattini) a Tunisi per negoziare col governo provvisorio (ricordate la cacciata del dittatore Ben Alì di qualche mese fa?) un accordo che arginasse gli sbarchi e consentisse il rimpatrio di coloro che a Lampedusa sono già sbarcati. Niente da fare, un ovvio 2 a 0 per la Tunisia.
Ovvio perchè, anche dopo la rivoluzione, nel paese nordafricano la situazione resta tesa e pure il governo provvisorio cammina sui tizzoni ardenti. Come pensate che la prenderebbe la popolazione se la polizia tunisina cominciasse a pattugliare le coste per impedire la partenza a coloro che vogliono tentare la fortuna all'estero o, peggio ancora, accettassero il rimpatrio di coloro che sono già riusciti a sbarcare nell'Europa dorata?
Per decenni Ben Alì ha condannato gli scafisti a 30 anni di prigione e chi tentava di partire a 3. Ora, dopo tanti anni, si respira aria di democrazia e nessuno impedirà ai tunisini di partire per cercare la felicità altrove.
Italia-Francia- Altra partita in corso è quella contro la Francia. Che c'entra la Francia? Semplice, la Tunisia, come altri paesi del nordafrica, nel '900 era una colonia francese e ancora oggi molti tunisini parlano correntemente il francese, motivo per cui in Francia avrebbero una base di partenza più solida. Il problema è che i transalpini si difendono con un catenaccio difficile da superare: tutti gli immigrati che arrivano alla frontiera vengono respinti.
Il governo italiano perciò ha avuto la brillante idea di consegnare un permesso di soggiorno temporaneo per consentire a coloro che lo desiderano di di attraversare la frontiera liberamente, secondo il trattato di Schengen (firmato nel 1995 dai paesi dell'UE) sulla libera circolazione di cittadini tra i paesi dell'unione.
Dall'altra parte delle Alpi ci rispondono, giustamente, che il trattato di Schengen vale solo per i cittadini dell'unione con un permesso di soggiorno a lungo termine e in più ci ricordano che nel 1997 (ovvero dopo Schengen) i nostri due paesi firmarono a Chambéry un trattato sulla restituzione degli immigrati irregolari.
Niente da fare neanche su questo versante, una difesa impenetrabile.
Italia-Europa- La terza partita è anche la più difficile, perchè l'Europa più che un avversario è un arbitro apparentemente ostile. La debolezza dell'Unione Europea si vede su questioni come questa: non esiste una linea comune da adottare, ogni stato è libero di comportarsi come crede. Perciò l'Italia, dopo aver detto "no" più volte alle richieste di aiuto altrui (ricordiamo in primis proprio i francesi che chiesero aiuto sulla questione dei romeni), si trova per una volta dall'altra parte del tavolo e nessuno ovviamente si offre di ricambiare un favore mai fatto.
E poi, siamo sicuri che di emergenza così ingestibile si tratti? Nel '99 arrivarono 50.000 profughi della guerra nel Kosovo e riuscimmo a gestirli benissimo. Ad oggi si tratta di un numero grande la metà.
Inoltre se andiamo a vedere a quanti profughi stanno dando rifugio gli altri tre grandi paesi del continente rispetto a noi, scopriamo che la Germania ospita circa 294.000 rifugiati di guerra, la Francia 196.000, la Gran Bretagna 269.000, mentre noi solo 55.000.
Infine da Bruxelles ci fanno notare come l'Italia, nell' ultimo anno, è stata tra i paesi che ha ricevuto il minor numero di richieste di asilo: 30 richiedenti per milione di abitanti, contro i 610 del Belgio, i 915 della Svezia, i 720 di Cipro, i 370 del Lussemburgo e dell' Austria e una media europea di 130.
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