Alla fine è arrivata la tanto attesa sentenza: la Corte Costituzionale ha in parte bocciato la legge sul cosiddetto "legittimo impedimento", ovvero un provvedimento che, detto in maniera spiccia, avrebbe permesso a Berlusconi di evitare di essere coinvolto nei processi in atto contro di lui, in quanto "impedito" a difendersi, poichè ricopre una carica pubblica.
Ma siamo effettivamente sicuri che questa sentenza permetterà alla magistratura di formulare una sentenza nei processi su Berlusconi? Purtroppo, ovviamente, no.
Infatti la Corte Costituzionale non ha bocciato totalmente la legge, ma solo in parte, lasciando alla discrezione del giudice l'applicazione del legittimo impedimento. Se non venisse applicato? La stuola di avvocati di Berlusconi impiegherebbe poco tempo ad alzare un polverone di cartacce per chiedere che venga applicata la Legge Cirami sul legittimo sospetto, legge che permette di cambiare il giudice di un processo nel caso venisse riconosciuta una sua potenziale imparzialità nella sentenziare.
In pratica se un giudice comunista deciderà di non applicare il legittimo sospetto verrà subito chiesto un suo cambio.
Tutto questo ovviamente in attesa del paradiso degli imputati: la prescrizione.
Prescrizione che è sempre più incombente su quasi tutti i processi. Sì, perchè se il legittimo impedimento non ha impedito di bloccare i procedimenti, quantomeno li ha ritardati.
Nonostante ciò ce n'è uno che probabilmente verrà avviato a breve che non è riuscito ad indebolire. Infatti la procura di Milano pochi giorni fa ha recapitato un mandato di comparizione alla villa di Arcore e ora Berlusconi rischia seriamente di essere mandato in giudizio in tempi brevi nel caso Ruby, l'allora minorenne escort che era stata reclutata da Lele Mora ed Emilio Fede per uno di quello che all'estero chiamano "wild party" a casa del nostro Primo Ministro.
E dire che l'anno scorso in Inghilterra un ministro si era dimesso perchè aveva messo la carta igienica di casa sua nel conto spese del ministero...
Referendum Mirafiori- Ha vinto il "sì" nel referendum sul nuovo contratto di lavoro votato dai dipendenti dello stabilimento Fiat di Mirafiori, sede storica della ditta torinese.
I punti dell'accordo, che abbiamo spiegato nel post del 30 Dicembre, sono stati al centro di numerose discussioni, che non si sono placate neanche dopo il voto. Infatti il fronte del sì, che era accreditato di un'alta percentuale, ha prevalso solo col 54% dei voti, grazie soprattutto al voto degli impiegati, poichè tra gli operai della catena di montaggio il "no" era risultato superiore. Votare no era una scelta pericolosa, poichè Marchionne, in caso di vittoria di questo fronte, aveva assicurato la futura chiusura dello stabilimento, che conta circa 5000 lavoratori.
Insomma, votare sì era quasi dovuto se tenevi al posto di lavoro. Con il nuovo contratto di certo si riducono i diritti dei lavoratori, anche se d'altro canto Fiat ha promesso un oneroso investimento per aggiornare le tecnologie dello stabilimento, il quale assicurerebbe un futuro quantomeno certo a tutti i dipendenti.
Rivolta in Tunisia- Tutto era iniziato con una normale protesta contro il governo contro il caro prezzi ed perciò era stata chiamata "rivolta del pane", ma pare che dovranno cercare un nuovo nome più consono.
Nel corso dei giorni in Tunisia le proteste non sono affatto cessate, anzi, sono degenerate. I morti sono decine e il capo dello stato Ben Alì, che era al governo dal 1987, è stato costretto a fuggire dopo aver perso il controllo della situazione.
La Corte Costituzionale ha dichiarato decaduto Ben Alì e ha consegnato in maniera straordinaria i poteri al Presidente della Camera.
Ieri sono state prese d'assalto le carceri (centinaia di detenuti sono fuggiti e 42 sono morti in un incendio) mentre oggi è stato preso d'assalto il palazzo presidenziale, simbolo di quello che ormai era diventato un regime.
La Costituzione ora prevede le elezioni entro 60 giorni ma il timore è che sia alle porte un golpe militare, che potrebbe aprire le porte, come spesso capita in questi casi, ad una dittatura militare.
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